Editoriale
Un problema di fede
di Riccardo Cascioli

Ci ritroviamo a distanza di un mese con importanti novità per la vita della Chiesa: la morte di papa Francesco il 21 aprile, all’alba del Lunedì dell’Angelo, e l’elezione del nuovo Papa l’8 maggio nella persona del cardinale Robert Francis Prevost, che ha preso il nome di Leone XIV. Al momento in cui scriviamo Leone XIV ha appena mosso i suoi primi passi da Sommo Pontefice, mettendo comunque in evidenza uno stile ben diverso rispetto a chi l’ha preceduto sulla cattedra di Pietro. Non è però questo il tema su cui soffermarsi, poiché al Papa non è chiesto di piacerci o di esserci simpatico, ma di confermarci nella fede, e per questo anche lo accompagniamo nella preghiera.
C’è però un aspetto che mi ha molto colpito nel giorno dell’elezione, ovvero la reazione alla fumata bianca, avvenuta al quarto scrutinio. Le decine di migliaia di persone che attendevano in Piazza San Pietro hanno immediatamente esultato, le manifestazioni di gioia erano evidenti e spontanee, e questo ben prima di sapere il nome del prescelto. Il significato è chiaro: per il popolo cattolico è più importante sapere che il Papa «c’è» rispetto al «chi è». Non che non conti anche il secondo aspetto, ma è vero che per noi è preponderante il ministero del Vicario di Cristo e successore di Pietro rispetto alla persona che ricopre temporaneamente tale ruolo.
Che dunque abbia il volto di Francesco o di Leone XIV non cambia il rispetto e l’obbedienza che gli è dovuta da parte dei cattolici. E con l’avvento di Leone XIV non cambia neanche la missione della Bussola Mensile, che anzi si trova confermata nella necessità di recuperare il tesoro dottrinale della Chiesa, perché la fede ha dei contenuti ben precisi, non è fatta di impulsi emotivi.
Proprio il Papa, nella prima Messa celebrata dopo l’elezione, ha fatto riferimento alla «mancanza di fede» come alla radice di tanti drammi contemporanei, personali e sociali. Ma la fede non è frutto di uno sforzo volontaristico: è anzitutto una grazia che chiede l’adesione della nostra libertà; e cresce e si irrobustisce nell’approfondimento delle «ragioni della speranza» che è in noi e nella conoscenza della Verità che Cristo ci ha rivelato, che anche il Papa – ogni Papa – deve servire.
Proprio per questo, e constatando che per decine di anni c’è stato il deserto dottrinale nella Chiesa, è nata la Bussola Mensile; e rinnova in questa occasione il suo impegno, cogliendo nel tempo degli uomini il tempo di Dio. Come in questo numero: giugno, che per la nostra cultura dominante è diventato il mese dei gay pride, per noi è sempre il mese del Sacro Cuore di Gesù. E proprio al Sacro Cuore dedichiamo il primo piano, certi di portarvi a scoprire la profondità e l’estensione di una devozione che ci porta dritti al centro del mistero di Dio.