Sommario

EDITORIALE

di Riccardo Cascioli

PRIMO PIANO

La verità non esce dalle urne

Giovanni Paolo II: la legge naturale non si vota a maggioranza

di Stefano Fontana

Leone XIII e il tentativo di una “democrazia cristiana”

di Guido Vignelli

Cattolici in politica. L’importante (non) è partecipare

di Giampaolo Crepaldi

Democrazia totalitaria, una deriva concreta

di Luisella Scrosati

BIOETICA

Genere vs sesso, una falsa antropologia

di Giorgio M. Carbone

STORIA

Sotto il segno del Sacro Cuore

di Stefano Chiappalone

TENDENZE

Quei cattolici in cerca dell’anima gemella

di Roberto Marchesini

VITA CRISTIANA

L’oratorio come Dio comanda

di Armando Bosani

DIRITTO CANONICO

La scomunica: punire per guarire

di Giuseppe Comotti

MORALE

Quando il tributo a Cesare è eccessivo

di Stefano Bimbi

SPIRITUALITÀ

Non svendiamo la coscienza

di Marco Begato

Editoriale

Vivere nella verità

di Riccardo Cascioli

Riccardo Cascioli

Dopo la caduta in molti Paesi delle ideologie che legavano la politica ad una concezione totalitaria del mondo – e prima fra esse il marxismo –, si profila oggi un rischio non meno grave per la negazione dei fondamentali diritti della persona umana e per il riassorbimento nella politica della stessa domanda religiosa che abita nel cuore di ogni essere umano: è il rischio dell’alleanza fra democrazia e relativismo etico, che toglie alla convivenza civile ogni sicuro punto di riferimento morale e la priva, più radicalmente, del riconoscimento della verità. Infatti “se non esiste nessuna verità ultima la quale guida e orienta l’azione politica, allora le idee e le convinzioni possono esser facilmente strumentalizzate per fini del potere. Una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia”».

Questo giudizio di san Giovanni Paolo II, contenuto nell’enciclica Veritatis Splendor (n. 101) è l’analisi più lucida su ciò che stiamo vivendo oggi nella società occidentale. Anzi, si potrebbe parlare di profezia visto che è stata scritta nel 1993 (oltretutto citando la Centesimus Annus, che è del 1991), all’indomani del crollo del comunismo sovietico e della fine della Guerra Fredda: quando prevaleva l’entusiasmo per quella che sembrava l’affermazione definitiva del modello liberal-democratico occidentale e quando c’era chi aveva già decretato «la fine della storia». Dunque la nostra critica alla democrazia non è frutto di nostalgia per un qualche sistema passato e che mai potrà ritornare; né è il fascino per qualche altro regime attuale che si pretende a difesa di valori universali. È invece un grido di allarme per una libertà che abbiamo già in buona parte perduto e vorremmo difendere e ripristinare perché è strettamente legata alla Verità che viviamo e professiamo.

E la situazione è tanto più allarmante nella misura in cui anche la Chiesa sembra avere abbandonato il suo insegnamento tradizionale per accodarsi a una visione relativista della democrazia, diventata un dogma in sé: da forma a contenuto, da strumento a fine. Ne è un esempio la prossima Settimana sociale che si svolgerà a Trieste in luglio proprio per rilanciare la partecipazione dei cattolici italiani alla vita democratica, e su cui punta l’attenzione monsignor Giampaolo Crepaldi in questo numero: si continua ad andare dietro alle ideologie mondane quando è invece urgente riscoprire il magistero della Chiesa.

Al contrario, l’approfondimento di Primo Piano che offriamo rappresenta il punto di partenza che deve guidare l’impegno sociale e politico dei cattolici: che ci sia poi un coinvolgimento nella politica attiva oppure ci si limiti al semplice esercizio del voto, tutto deve essere vissuto dentro questo orizzonte. Forse non riusciremo a fermare la deriva totalitaria, ma il nostro vero compito non è difendere la democrazia, bensì vivere nella Verità.