Sommario
EDITORIALE
di Riccardo Cascioli
PRIMO PIANO
Non c’è cristianesimo senza Maria
Totus tuus: la vera devozione a Maria
di Diego Manetti
Apparizioni e messaggi, i criteri per discernere
di Riccardo Caniato
I Pastorelli di Fatima videro l’inferno. E non è vuoto
di Mario Piatti
Maria, modello di donna
di Daniela Del Gaudio
DISTOPIA
Il mondo nuovo, compimento dell’antica gnosi
di Enzo Pennetta
DOTTRINA SOCIALE
Non c’è capitale senza lavoro (e viceversa)
di Stefano Fontana
STORIA
Gli ebrei: molte lingue e una sola terra
di Alberto Castaldini
TEOLOGIA
La Giustizia? Esige il Dio creatore
di Luisella Scrosati
LITURGIA
Inginocchiarsi è professione di libertà
di Andrea Zambrano
VITA CRISTIANA
Il catechismo comincia a casa
di Stefano Bimbi
SPIRITUALITÀ
Il diavolo si nasconde negli scrupoli
di Roberto Marchesini
Editoriale
Il Fiat di Maria
di Riccardo Cascioli
Nel mese mariano per eccellenza torniamo a parlare di pace. Perché, in un momento in cui tutto il mondo sembra irresistibilmente attratto da uno spirito di guerra, a chi altri potremmo rivolgerci se non alla Regina della Pace? E non possiamo non riandare al messaggio lasciato a Fatima il 13 luglio 1917, quando disse tra l’altro: «La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un’altra ancora peggiore». Certo c’è il riferimento storico alle due guerre mondiali già avvenute nel secolo scorso, ma quelle parole restano attuali.
Anzitutto perché spiega come la guerra sia diretta conseguenza dell’offesa a Dio, dell’allontanarsi da Lui. È anche quello che emerge chiaramente dalla storia del popolo ebraico nell’Antico Testamento. Tornando ai nostri giorni è importante aver presente che l’offesa a Dio non è soltanto un’azione esplicitamente blasfema, ma è pensare, giudicare e vivere come se Dio non fosse il principio di tutto. Vale per la vita personale, vale per la società in cui viviamo, e vale per le relazioni tra popoli. È allontanarsi da Dio, offenderLo, anche quando pensiamo che il mondo starebbe meglio senza questo o quel popolo, quando il nostro giudizio non parte dal riconoscere che Gesù è venuto, è morto e risorto, per ogni uomo, anche per quelli che consideriamo nemici.
Ma c’è un secondo aspetto direttamente collegato: la guerra, la distruzione, non è un evento ineluttabile; il futuro è invece lasciato alla nostra libertà. Tante volte nell’Antico Testamento vediamo il popolo di Israele o una città prendere coscienza che la sventura occorsagli è frutto di questa offesa a Dio, dell’essersi allontanati da Lui. E allora ha il coraggio e l’umiltà di tornare a Dio, facendo memoria, facendo penitenza, in una parola convertendosi.
È anche l’itinerario suggerito dall’allora cardinale Joseph Ratzinger nel Commento teologico al messaggio di Fatima, scritto in occasione della pubblicazione della terza parte del segreto, il 13 maggio 2000: «Il Cuore aperto a Dio, purificato dalla contemplazione di Dio, è più forte dei fucili e delle armi di ogni specie. Il fiat di Maria, la parola del suo cuore, ha cambiato la storia del mondo, perché essa ha introdotto in questo mondo il Salvatore (…). Il maligno ha potere in questo mondo, lo vediamo e lo sperimentiamo continuamente; egli ha potere, perché la nostra libertà si lascia continuamente distogliere da Dio. Ma da quando Dio stesso ha un cuore umano ed ha così rivolto la libertà dell’uomo verso il bene, verso Dio, la libertà per il male non ha più l’ultima parola. Da allora vale la parola: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo” (Gv 16, 33). Il messaggio di Fatima ci invita ad affidarci a questa promessa».
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