Sommario
EDITORIALE
di Riccardo Cascioli
PRIMO PIANO
Se Bruxelles dimentica Norcia
Senza Cristo non c’è Europa
di Daniele Premoli
Un ordine fondato sulla regalità di Cristo
di Julio Loredo
L’UE è l’anti-Europa
di Stefano Fontana
INTERVISTA
Vivere da Asburgo nel XXI secolo
di Stefano Chiappalone
SACRAMENTI
Battesimo: la grazia non è acqua
di Luisella Scrosati
DEMONOLOGIA
Adesione diabolica. Votarsi alla dannazione
di Alberto Castaldini
LITURGIA
La preghiera dei fedeli non è il tg
di Riccardo Barile
MAGISTERO
Chiesa e Massoneria. Il dialogo è inutile
di Paolo M. Siano
DIRITTO CANONICO
Nullità matrimoniale: non è un “divorzio cattolico”
di Fabiano Montanaro
SPIRITUALITÀ
Cercasi direttore spirituale
di Stefano Bimbi
Editoriale
Radici e destino
di Riccardo Cascioli
Il prossimo voto per il Parlamento Europeo è un’occasione per riflettere sul tema dell’Europa, sulla sua identità e quindi sul suo destino. Non nel senso di una curiosità culturale che però alla fine non ha incidenza vera sulle scelte attuali, ma come comprensione più profonda della realtà, da cui discende un giudizio su quanto sta accadendo oggi e un’indicazione per il futuro. È quello che facciamo in questo numero della Bussola mensile, il cui primo piano è dedicato appunto all’Europa.
Il tema non riguarda solo la politica ma anche – e direi soprattutto – la Chiesa e i cristiani, i primi ad avere smarrito la memoria del significato di Europa. Alla fine degli anni Novanta e all’inizio degli anni Duemila si è molto parlato di radici cristiane dell’Europa, da inserire in una eventuale Costituzione europea o almeno nel suo preambolo. La proposta fu infine bocciata e peraltro la Costituzione europea, firmata nel 2004, non è mai entrata in vigore. Ma anche chi sosteneva la necessità di inserire il riferimento alle radici cristiane, spesso non ne ha colto il vero significato, riducendolo alla dimensione storico-culturale. Vale a dire, riconoscere che storicamente e culturalmente il concetto di Europa è legato alla cristianizzazione dei vari popoli che abitavano il continente. Tanto che tutt’oggi il cristianesimo resta l’unico elemento comune a tutti i Paesi che abitano l’Europa, i cui stessi confini geografici sono identificati dall’appartenenza al mondo cristiano.
È un aspetto certo importante ma, appunto, riduttivo, perché l’Europa cristiana ha a che fare anzitutto con la Verità e il mistero della Redenzione, come più volte papa Giovanni Paolo II ha avvertito. «Cristo Redentore – scriveva nella sua prima enciclica Redemptor Hominis (1979) – rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso. Questa è (...) la dimensione umana del mistero della Redenzione. In questa dimensione l’uomo ritrova la grandezza, la dignità e il valore propri della sua umanità. (...) L’uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo (...) deve, con la sua inquietudine e incertezza e anche con la debolezza e peccaminosità, con la sua vita e con la sua morte avvicinarsi a Cristo. Deve, per così dire, entrare in Lui con tutto se stesso». E quindi, affermava in un discorso proprio sulle “radici cristiane delle nazioni europee” (6 novembre 1981), «l’Europa ha bisogno di Cristo! Bisogna entrare a contatto con Lui, appropriarsi del suo messaggio, del suo amore, della sua vita, del suo perdono, delle sue certezze eterne ed esaltanti! Bisogna comprendere che la Chiesa da Lui voluta e fondata ha come unico scopo di trasmettere e garantire la Verità da Lui rivelata, e mantenere vivi e attuali i mezzi di salvezza da Lui stesso istituiti, e cioè i Sacramenti e la preghiera».
Andare all’origine dell’Europa, fare proprie quelle radici, allora non è un’operazione di archeologia religiosa e/o culturale, ma è la condizione indispensabile e irrinunciabile perché l’Europa come tale continui ad esistere.
Abbonati