Sommario

EDITORIALE

di Riccardo Cascioli

PRIMO PIANO

Eutanasia: il trionfo della barbarie

Il dolore non si cura con la morte

di Federico Fagioli

Per chiarire i termini

Il suicidio è un male per (almeno) tre motivi

di Tommaso Scandroglio

Il diritto alla vita rovesciato nel diritto a morire

di Giacomo Rocchi

MAGISTERO

Il Papa: non al di sopra, ma al servizio della Rivelazione

di Gerhard Ludwig Müller

FALSI AMICI

Fusaro, il “turbo-marxista” che incanta i cattolici

Stefano Fontana

LITURGIA

Bimbi... a Messa

di Stefano Bimbi

TEOLOGIA

Cremazione o sepoltura? Per la Chiesa non si equivalgono

di Luisella Scrosati

STORIA

Vandea: un genocidio in nome della “Fraternité”

di Giorgio Cavallo

MARIOLOGIA

La Porta del Cielo nella grotta di Lourdes

di Daniela Del Gaudio

SPIRITUALITÀ

La compunzione: il dolore che avvicina a Dio

Editoriale

Difendere l'amore

di Riccardo Cascioli

Riccardo Cascioli

Parlare di eutanasia significa anche parlare di come affrontare il tema della sofferenza. E giustamente emerge dal Primo Piano di questo numero, dedicato appunto all’eutanasia, come la nostra società moderna viva nell’illusione di poter cancellare la sofferenza. Non potendole dare un significato, si cerca di eliminarla, almeno nella sua forma visibile.

Ma credo anche ci sia di più: questa società in realtà vuole eliminare l’amore, renderlo impossibile. Perché la sofferenza è anche occasione di mostrare l’amore. Quante testimonianze di persone che hanno speso mesi, anni e anche decenni accanto al letto di un malato o di un disabile, che lo hanno accudito in tutto e per tutto soltanto per amore, un gesto totalmente gratuito che riconosce nell’altro un dono per la propria vita. Non c’è neanche bisogno di parole per spiegare l’amore, lo si vede, lo si respira e ci contagia. A volte la sofferenza di un malato è anche occasione di ricomposizione di dissidi, o di riscoperta del valore di un’amicizia, chiamata improvvisamente ad andare all’essenza di quel rapporto.

Ma anche la stessa persona sofferente, che riconosce un senso alla propria condizione, è molte volte fonte di amore, offrendo la sua sofferenza per alleviare quella di altre persone, conosciute o sconosciute, viventi o anime in attesa di purificazione. Pensiamo ad esempio al mistero di bambini e adolescenti inondati dalla Grazia di Dio nelle loro sofferenze – alcune storie le abbiamo raccolte in due libri della Bussola, Il chicco di grano e Nata per il Paradiso – che hanno generato innumerevoli conversioni e sono comunque stati una testimonianza concreta di amore che tocca anche i cuori più duri. Come sarebbe il mondo senza questa espressione di amore, senza il bene generato da situazioni di sofferenza?

Non si tratta di idealizzare il dolore o di auspicarlo, ma di accogliere quello che inevitabilmente la vita ci mette davanti, prima o poi. L’ostinata volontà di legalizzare – e prima ancora di legittimare moralmente – l’eutanasia intende cancellare tutto questo mondo di amore e di bene. È un altro modo di ridurre l’uomo a puro oggetto, i cui sentimenti ed emozioni devono essere meccanicamente diretti verso gli obiettivi di utilità decisi dal Potere.

Non dovrebbe sorprendere: una società che vuole cancellare Dio dall’orizzonte necessariamente deve negare tutto ciò che è segno visibile di Dio, a cominciare appunto dall’amore, perché Dio è amore, come ci ha ricordato Benedetto XVI nell’enciclica Deus Caritas Est. Dobbiamo difendere l’amore, la possibilità di gesti gratuiti, di dedizione totale all’altro, perché questo rappresenta un bene per noi e per ognuno. Ed è anche la possibilità che tante persone riconoscano Dio.