Sommario

EDITORIALE

di Riccardo Cascioli

PRIMO PIANO

Se vuoi la pace prepara la pace

La pace cristiana è frutto della giustizia

di Riccardo Barile

Se avessero ascoltato la Chiesa

di Alberto Leoni

Le armi della Chiesa in tempo di guerra

di Luisella Scrosati

ECUMENISMO

L’unità dei cristiani è cattolica o non è

di Nicola Bux

MAGISTERO

L’usura: una condanna sempre attuale

di Roberto Caria

FILOSOFIA

Uomo e animale: differenti per natura

di Stefano Fontana

PIETÀ POPOLARE

Benedetti animali

di Stefano Bimbi

STORIA DELLA CHIESA

L’unica società senza schiavi nasce dal cristianesimo

di Roberto Reggi

FEDE E RAGIONE

Scienza e scientismo: l’ideologia fa la differenza

di Alberto Strumia

SPIRITUALITÀ

Gesù Bambino di Praga: l’incarnazione e la regalità

di Giorgio M. Faré

Editoriale

La pace è Cristo

di Riccardo Cascioli

Riccardo Cascioli

Normalmente è quando la guerra dilaga che cominciamo a parlare di pace, più che altro per la paura che venga a sconvolgere il nostro confort quotidiano. In realtà dovrebbe essere il contrario, perché la guerra armata scoppia quando perdiamo la pace. Cogliamo allora l’occasione di guerre che si combattono vicino a noi, che hanno ripercussioni anche sul nostro Paese, per andare al fondo della questione. Perché la pace e la guerra, prima di essere questioni politiche trattate dai Grandi della terra, riguardano la nostra vita quotidiana. La pace infatti – come ci ricorda la Sacra Scrittura – è un attributo essenziale di Dio; di più, la pace si compie in Gesù Cristo, e la nostra pace dipende quindi anzitutto dalla nostra riconciliazione con Dio.

Si dirà che questo è un discorso “spirituale”, che la realtà politica è un’altra cosa, che va giudicata con le sue categorie. Niente affatto, le categorie politiche sono una conseguenza: perché se è vero che la pace è Dio, allora la convivenza sociale è possibile nella misura in cui rispetta l’ordine voluto da quel Dio che ha creato ogni cosa. Come spiegava Paolo VI nell’enciclica Populorum Progressio: «La pace (…) si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento d’un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini».

La guerra è dunque la rottura con Dio, il mancato rispetto dell’ordine da Lui voluto, è il frutto del peccato. Comincia nei nostri cuori, si estende fino alle nazioni. Come possiamo lamentarci dell’ostilità fra nazioni quando viviamo il conflitto e la separazione nelle nostre famiglie o nei nostri luoghi di lavoro o nelle nostre comunità? E come possiamo stupirci dell’odio fra etnie diverse quando odiamo noi stessi e viviamo una vita divisa e disordinata? Le guerre tra nazioni hanno una genesi lontana. Per questo santa Teresa di Calcutta, ad esempio, poteva affermare giustamente che «il più grande distruttore della pace è l’aborto». Perché, spiegava, «se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me? Nulla».

Dunque ognuno di noi può contribuire alla pace nel mondo anzitutto con la nostra conversione, mendicandola da Dio. Certo, non saremo noi a poter risolvere il conflitto in Medio Oriente o altrove, ma un cuore nuovo comincerà a farcelo vedere sotto una luce diversa, evitando di prendere parte al gioco delle tifoserie e guardando a chi lavora per la pace anche in tali contesti.

È per questo motivo che affrontando il tema nel Primo piano di questo numero, abbiamo voluto iniziare proprio dalla pace: è questa la nostra vocazione, è questo il nostro compito. Ma siccome le guerre sono comunque una realtà e a volte l’uso della forza è doveroso per proteggere gli innocenti e le vittime, abbiamo voluto giudicare i principali conflitti degli ultimi trenta anni secondo quei criteri di legittimità che la saggezza della Chiesa ci indica nel Catechismo, arrivando a conclusioni che forse vi lasceranno sorpresi.