Sommario

EDITORIALE

di Riccardo Cascioli

PRIMO PIANO

Destinazione paradiso

I cieli del Signore

di Riccardo Barile

Lassù c’è una gerarchia...

di Luisella Scrosati

Come in cielo, così a Messa

di Nicola Bux

Al di sopra delle cupole

di Francesco Mori

Il gregoriano porta del cielo

di Aurelio Porfiri

FILOSOFIA

L’allergia alla realtà si chiama ideologia

di Stefano Fontana

DOTTRINA SOCIALE

Sovranità e regalità oltre gli equivoci

di Diego Panetta

BIOETICA

Se il bambino non arriva

di Giorgio Carbone

STORIA

Gli strumenti di tortura della Falsa Inquisizione

di Giorgio Cavallo

AGIOGRAFIA

Soffrire per amore: Santa Maria Maddalena de’ Pazzi

di Stefano Bimbi

SPIRITUALITÀ

In tempi di crisi non perdere la bussola

di un monaco di Le Barroux

Editoriale

Lassù qualcuno ci ama

di Riccardo Cascioli

Riccardo Cascioli

Ci sono parole della tradizione cristiana che magari si continuano a pronunciare ma di cui si è perso il significato vero. E perdendone il significato diventa impossibile farne esperienza, ovvero la nostra fede viene mutilata. Per questo è importante riappropriarsene. “Cielo” è una di queste parole: la usiamo spesso, sia nella preghiera (“Padre nostro che sei nei cieli…”) sia nel linguaggio comune (“Voglia il cielo…”); ma la si ripete il più delle volte senza soffermarsi sul suo significato vero, che è quello che ci spiegano le Scritture e il Catechismo. E che, se compreso, dà consistenza e un percorso a quell’esperienza elementare che è nel cuore di ciascun uomo: il desiderio di Infinito, la nostalgia dell’Assoluto.

Pur sepolta sotto le urgenze quotidiane, imposte dalla cultura materialista in cui siamo immersi e che ci impone di guardare a terra, in tutti noi c’è questa fiammella che aspira a qualcosa di grande, di più grande di noi stessi. È il dramma costante della nostra vita: desiderare l’Infinito e immediatamente sbattere contro il muro dei nostri limiti; intuire la bellezza della purezza e subito corromperla; volere l’eterno e cadere nell’effimero. Davanti a questo la tentazione è quella di rassegnarsi alla frustrazione, al non senso, o addirittura di teorizzare e cantare la bellezza del limite, dell’effimero, della corruzione. Come è di moda oggi. Invece la Chiesa è la possibilità di sperimentare che quel desiderio profondo che abbiamo non è invano, che Cristo è la risposta adeguata alla domanda del nostro cuore, che il cielo è davvero la mèta che è stata preparata per ciascuno di noi.

Il Primo Piano di questo numero della Bussola Mensile, dedicato proprio al cielo, è un piccolo contributo alla riscoperta della grandezza e della bontà del nostro destino, un incentivo a coltivare quel desiderio di Assoluto nella certezza che possiamo camminare verso il suo compimento, un invito a vivere la Chiesa per scoprire che la risposta alla nostra domanda è ancora più grande di quanto potessimo immaginare. Che la liturgia è già un pezzo di cielo sulla terra, e che ci sono una architettura e un canto che ci portano naturalmente verso il cielo.

Facile un’obiezione: oggi il caos, l’agitazione, lo sguardo rivolto a terra, il relativismo, la negazione dell’Assoluto, la corruzione sembrano dominare anche nella Chiesa; lo spirito del mondo sembra essersi impadronito anche di tanti pastori. Vi invito allora a leggere in questo numero (pp. 32-34) anche la meditazione di un monaco benedettino che indica la strada da seguire in tempi di tempesta e disorientamento come questi. Davvero dei consigli tanto semplici quanto preziosi. Per non perdere la Bussola.